Il Fondo monetario internazionale deve rivedere al ribasso le stime, ma si avvicina la fine del tunnel. In Italia il picco della disoccupazione l’avremo il prossimo anno.

Nel nostro Paese i disoccupati raggiungeranno il 10,6% quest’anno e l’11,1% nel 2013, poco sotto l’11,5% della media di Eurolandia.

I dati sono quelli del nuovo World Economic Outlook, pubblicato dal Fondo monetario internazionale in occasione delle assemblee autunnali insieme alla Banca mondiale.

Per il 2012 il Fondo monetario stima una crescita globale del 3,3 per cento, che aumenta nel 2013 (+3,6 per cento). Il Pil europeo, invece, scenderà quest’anno dello 0,4%, mentre ricomincerà a marciare in positivo nel 2013 (+0,2%). Sul fronte del valore della produzione, sono pochi i paesi che possono già da quest’anno registrare una crescita: il pil di Germania salirà dello 0,9% nel 2012 e nel 2013, mentre quello francese di appena lo 0,1% quest’anno e dello 0,4% l’anno venturo.

Diversa è la valutazione sul nostro Paese per il quale il Fmi nel 2012 prevede una recessione del Pil del 2,3 per cento. Nel 2013 la contrazione dovrebbe però ridursi allo 0,7 per cento.

La disoccupazione in Italia è destinata a crescere toccando il picco dell’11,1% nel 2013, poco sotto l’11,5% della media europea, su cui pesano le performance negative di Spagna e Grecia, oltre il 25%.
La Francia toccherà il 10,5%, la Germania un invidiabile 5,3%.

Il Fondo monetario si sofferma sull’allarme disoccupazione -che travolge in particolare i giovani- a causa dei rischi che potrebbero derivare dalle tensioni sociali. Un pericolo, questo, che coinvolgerebbe tutti i Paesi europei.

In questo quadro è da notare la frenata delle locomotive dei Paesi emergenti come la Cina e l’India, le cui stime di crescita sono state riviste al ribasso.

La crescita in Cina è prevista al 7,8% quest’anno e all’8,2% il prossimo con un taglio dello 0,2% rispetto alle precedenti stime per entrambe gli anni. Negli Stati Uniti ci si attende invece una crescita del 2,2% quest’anno e del 2,1% l’anno prossimo.

Raffaella Giuri

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